Sostenibilità

Quanto inquina la digitalizzazione?

Felice Nitti

La digitalizzazione di ogni settore si intreccia in modo sempre più significativo con le tematiche ambientali incidendo negativamente sulla salute dell'uomo e del pianeta. Infatti, la tecnologia nel tempo ha fatto registrare un forte impatto negativo e è per questo che stanno nascendo sempre più progetti si affiancano i piani di responsabilità sociale delle singole aziende, nei quali l’impegno ecologista ha un peso crescente.

Come la tecnologia influisce sull'ambiente?

Nel 1994 venne pubblicata la celebre foto di Bill Gates in una foresta, seduto sopra due altissime pile di fogli di carta a voler rappresentare le informazioni in grado di entrare nel cd-rom che teneva in una sola mano. Con questa foto il fondatore della Microsoft lanciava il messaggio che la tecnologia era in grado di aiutare l’ambiente, partendo proprio da un tema fondamentale come quello della deforestazione.

Col passare degli anni i contributi che le nuove tecnologie hanno dato alla lotta all’inquinamento sono cresciuti a dismisura: dal controllo in tempo reale di sprechi ed emissioni di Co2, all'introduzione di nuove fonti energetiche rinnovabili e alternative al carbon-fossile, passando per il commercio di energia peer-to-peer grazie alla blockchain, fino alla creazione di piccoli robot in grado di navigare negli oceani e ripulirli dal petrolio.

Quanta CO2 emette internet?

La digitalizzazione produce ogni anno oltre 830 milioni di tonnellate di anidride carbonica e ciò rappresenta circa il 3,7% delle emissioni globali di CO2 e questa cifra dovrebbe raddoppiare entro il 2025 (fonte). Infatti, basta pensare che ogni ricerca su Internet è responsabile dell’immissione nell’atmosfera di 1,7/2 grammi di CO2. Non tutti sanno che il semplice invio di un’email può comportare la produzione di anidride carbonica da 4 fino a 50 grammi di CO2. Pertanto, venti e-mail al giorno per un anno immettono la stessa quantità di CO2 di un'auto che percorre 1000 km.

Questi dati sono allarmati tanto che la ricerca e lo sviluppo per la tutela dell’ambiente e del clima hanno subito una forte accelerazione negli ultimi anni, dovuta proprio alla sempre maggiore importanza che questo tema ha assunto nel dibattito pubblico, rendendolo anche un settore molto interessante dal punto di vista della generazione di profitto.

Quanto inquinano i data center?

La digitalizzazione è oggi un processo necessario per ogni individuo e per le aziende. Entro il 2030, si legge nel report, nove persone su dieci utilizzeranno abitualmente tecnologie digitali. Per questo motivo i data center continuano ad aumentare. Questo incremento del traffico web, dei servizi di cloud computing e la dell generazione di contenuti digitali si traduce in inquinamento.

Il solo consumo energetico dovuto ai data center è pari all’1% della domanda globale di energia. Un server produce in un anno da 1 a 5 tonnellate di CO2 e ogni gigabyte scambiato su internet emette da 28 a 63 g di CO2. Inoltre, se da un lato i computer e il cloud hanno ridotto vertiginosamente l’utilizzo della carta, dall’altro è vero anche che ad ogni informazione digitale corrisponde un luogo fisico dove questa è depositata e che deve essere alimentato e raffreddato a costi energetici per nulla irrilevanti.

Cosa stanno facendo le big tech per inquinare meno con i propri data center?

Quasi il 20% dell'energia utilizzata da un data center è impiegata nel suo raffreddamento. Non a caso molte big tech stanno da anni cercando soluzioni a questo problema: Facebook ha costruito il datacenter Papillon nel Nebraska, in collaborazione con Enel Green Power, totalmente alimentato da energie rinnovabili; Amazon sta puntando sull'energia rinnovabile prodotta in quattro nuovi parchi eolici per alimentare i propri datacenter, mentre Microsoft sta testando il raffreddamento di un datacenter posto a 35 metri di profondità nel Mare del Nord, contenente 864 server, depositato nel 2018 per il progetto Natick e recuperato nel 2020. Questo esperimento può ritenersi un successo poiché Microsoft, che punta alla totale decarbonizzazione entro il 2030, non ha dovuto alimentare il raffreddamento di questo server grazie alla naturale temperatura dell'acqua in cui esso è immerso.

Conclusioni sugli effetti della digitalizzazione

La digitalizzazione ha aiutato tantissimo il progresso nella lotta all’inquinamento ma non è ancora a impatto zero, come spesso ed erroneamente si crede. Ogni dato che salviamo, ogni mail, ogni foto o un video non esiste solo immaterialmente, ma ha un corrispettivo fisico, che viene alimentato e raffreddato 24 ore su 24 per i 365 giorni dell’anno. Dietro ogni servizio digitale c’è dunque un costo energetico e un danno ambientale.

La domanda che sorge spontanea è: pensi che ognuno nel proprio piccolo possa fare qualcosa per ridurre questo impatto o sono le istituzioni e le aziende a dover accelerare gli investimenti, per rendere lo storage delle informazioni a impatto zero?

Questo post è stato scritto in collaborazione con Neuralab.