Sono moltissime le persone che soffrono di Alzheimer. Giusto per dare qualche dato, nel mondo si contano oltre 50 milioni di persone, mentre in Italia circa 600 mila. Quel che più preoccupa è il tasso di diffusione di questa malattia, si conta che al mondo ogni 3 secondi qualcuno viene colpito dall'Alzheimer.
Purtroppo però questi numeri sono destinati a raddoppiare ogni 20 anni, raggiungendo 75 milioni nel 2030 e 130 milioni nel 2050.
Quali soluzioni ci sono per assistere gli anziani?
Nell'attesa dello sviluppo di Neuralink, il microchip che collega il cervello umano ad un pc, numerose sono le soluzioni ricercate e proposte per rallentare l'avanzamento di questa malattia sia dal punto di vista farmacologico che in campo terapeutico.
Da pochissimi anni si stanno sviluppando anche diversi strumenti di supporto come i robot; di seguito è elencata una lista di alcuni "robottini", presenti sul mercato o ancora in fase di sperimentazione, comunemente capaci di assistere gli anziani, di aiutarli nelle azioni quotidiane e di rallentare l'avanzamento di tale malattia tramite l'utilizzo di varie tecniche terapeutiche come la musicoterapia, l'arte terapia ecc...
Quali sono i robot che aiutano gli anziani malati di Alzheimer?
Tra i progetti più innovativi e di successo in questo specifico campo troviamo:
- Ryan, sviluppato dall'Università di Denver, è un robot dotato di AI e di giochi cognitivi che aiutano a mantenere attivo il cervello dell'anziano. Il robot può anche riconoscere con chi interagisce ed intavolare conversazioni di vario genere. Ryan è capace di leggere le emozioni delle persone attraverso le espressioni facciali;
- MARIO è in fase di sviluppo nell'Unità di Geriatria dell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Si tratta di un progetto di ricerca europeo sviluppato principalmente in Italia. Il robot ha lo scopo di affrontare le difficili sfide della solitudine, dell’isolamento e della demenza nelle persone anziane;
- Pepper, realizzato nel laboratorio di robotica del Rey Juan Carlos University tramite il progetto DIA4RA, è un un robot umanoide con le capacità necessarie per svolgere compiti di trattamento, assistenza e cura delle persone con Alzheimer e demenza;
- Ludwig è stato sviluppato da un gruppo di ricerca dell'Università di Toronto, diretto da Dr. Frank Rudzicz il quale prevede che l'intelligenza artificiale svolgerà un ruolo importantissimo nell'assistenza agli anziani nel futuro, immaginando addirittura che i robot potrebbero anche monitorare gli anziani nelle loro case;
- Paro è un robot a forma di peluche sviluppato nel 1993 e commercializzato per la prima volta nel 2015 in Giappone. Il grande successo si è avuto quando nel 2009 è stato presentato negli Stati Uniti, dove ha ottenuto la certificazione FDA come robot terapeutico. Oggi si contano più di 3.000 pezzi venduti in 30 paesi diversi.
Per visionare alcuni di questi robot in prova si consiglia di visionare il questi video qui.
Come si possono aiutare gli anziani con i robot?
Le esigenze degli anziani guidano lo sviluppo delle funzionalità dei robot per l'assistenza e per rispondere alle complesse esigenze di assistenza, sono stati sviluppati robot che offrono:
- Assistenza continua tramite soluzioni mobili.
- Controllo dei movimenti degli anziani per prevenire cadute o supportare la loro mobilità.
- Integrazione con altre soluzioni tecnologiche mobili e sistemi domotici.
- Interfacciamento con dispositivi medici forniti agli anziani.
- Registrazione delle interazioni tra uomo e macchina per valutare la qualità del supporto.
- Possibilità di interazione verbale tramite sistemi di comunicazione vocale.
- Sicurezza informatica.
La robotica per gli anziani trova applicazione in vari contesti, tra cui ospedali, case di riposo e abitazioni private. Tuttavia, l'assistenza a domicilio è vista come una priorità data i benefici previsti e le preferenze degli anziani.
Indipendentemente dalla sede, è essenziale integrare le soluzioni robotiche nel percorso di cura e assistenza degli anziani. I robot possono ridurre il carico di lavoro per gli operatori sanitari e per i caregiver, ma non dovrebbero mai sostituirli completamente.
Il contatto umano rimane irrinunciabile, mentre i robot possono contribuire a stimolare le interazioni sociali degli anziani. In un modello di assistenza ideale i robot diventano un supporto aggiuntivo, e l'integrazione richiede la definizione chiara dei compiti e dei ruoli sia dei robot che degli operatori umani, con la valutazione dei risultati del loro contributo.
Conclusione
In un mondo in cui l'Alzheimer rappresenta una sfida crescente, questi robot offrono un importante contributo nel migliorare la qualità della vita degli anziani affetti dalla malattia e nel fornire un supporto costante e terapie alternative. La ricerca e lo sviluppo di tali tecnologie rappresentano un passo avanti significativo nella lotta contro questa malattia debilitante.