Innovazione

Bell o Meucci, chi è il vero inventore del telefono?

Felice Nitti

Come molte altre invenzioni che hanno cambiato la nostra vita, il telefono ha più di un inventore: si tratta di persone che, indipendentemente tra loro, sono giunti allo stesso risultato. Nel caso del telefono, infatti, la paternità è stata disputata tra un americano, Alexander Graham Bell, e due italiani, Innocenzo Manzetti e Antonio Meucci.

Da dove inizia l'invenzione del telefono?

Intorno alla metà dell'800 l’invenzione del telegrafo ad opera di Morse aprì nuovi orizzonti nel campo delle telecomunicazioni e, nel giro di poco tempo, questo settore conobbe negli USA un grande sviluppo in cui iniziarono ad emergere i primi operatori telefonici.

Più o meno negli stessi anni iniziò a farsi strada l’idea che fosse possibile inventare degli apparecchi elettronici, capaci di trasmettere la voce umana a distanza. Così diversi inventori iniziarono a sviluppare i primi dispositivi telefonici. Il primo a realizzare un telefono fu un italiano, Innocenzo Manzetti, che nel 1865 presentò un apparecchio perfettamente funzionante ma per varie ragioni l’invenzione di Manzetti non ebbe seguito.

I primi brevetti relativi ad apparecchi telefonici furono depositati intorno al 1875 da Alexander Bell, uno scozzese trapiantato nel nord America che, mentre era impegnato nello sviluppo di un apparecchio elettro-acustico di aiuto contro la sordità, nel 1872 intuì che poteva essere utilizzato anche per le comunicazioni telefoniche e a questo fine riuscì rapidamente a trovare dei generosi finanziatori che lo sostennero nelle sue ricerche.

Entrambi i brevetti presentati da Bell furono però oggetto di contestazione: chi lo contesto per primo fu Elisha Gray, accusandolo di aver copiato il suo sistema di trasmissione e di averlo depositato prima di lui corrompendo l’addetto all’ufficio brevetti. Gray però rinunciò alla causa e Bell non utilizzò mai la tecnologia oggetto della contesa, avendo nel frattempo rivolto la sua attenzione a soluzioni tecniche alternative.

Meucci e l'invenzione del telefono

Il secondo brevetto fu oggetto di ben più serie contestazioni giudiziarie durate fino agli anni 2000 da parte del fiorentino Antonio Meucci. L’inventore italiano aveva intuito la possibilità di trasmette la voce per via elettrica sin dal 1849. Trasferitosi a New York nel 1865 riuscì a realizzare un apparecchio telefonico funzionante, utilizzando una tecnologia basata sull’uso di un magnete, di una bobina e di un diaframma.

Nel 1872 depositò una richiesta provvisoria di brevetto che però non riuscì mai a trasformare in un brevetto vero e proprio. Nel frattempo aveva inviato i suoi disegni ad un'importante compagnia telegrafica sperando che questa adottasse la sua invenzione e ne finanziasse lo sviluppo, senza tuttavia arrivare a nulla.

Meucci accusò Bell di aver copiato la sua invenzione dai disegni inviati alla compagnia telegrafica appena citata di cui Bell in effetti era consulente e di aver depositato il relativo brevetto non appena si accorse che Meucci si fosse dimenticato o non avesse potuto rinnovare la sua richiesta provvisoria.

Chi è il vero inventore del telefono?

Nonostante l’appoggio dell’opinione pubblica e della stampa americana, Meucci non riuscì mai a veder riconosciute le sue ragioni probabilmente anche per l’abilità di Bell e del gruppo di finanziatori che aveva alle spalle.

Invece, Alexander Bell ebbe una vita ricca di onori e danaro. Insieme ai sui originari finanziatori fondò nel 1877 la American Bell Telephone Company che diventò immediatamente il principale operatore mondiale nel campo della telefonia e da cui ha avuto origine la attuale AT&T. Fu insignito di numerosi premi e riconoscimenti e fu tra i fondatori della rivista Science e della National Geographic Foundation. Egli era un inventore capace di spaziare in molti campi tanto da avere il vezzo di considerare l’invenzione del telefono quasi come un incidente di percorso e da non voler mai un apparecchio telefonico nel suo studio.

Nel 2002, tuttavia, il Congresso degli Stati Uniti ha ufficialmente riconosciuto il contributo dato da Antonio Meucci all’invenzione del telefono, un riconoscimento importante ma giunto troppo tardi visto che l’inventore morì nel 1889, pressoché in miseria.

Le opposte vicende di Alexander Bell e di Antonio Meucci sono un perfetto esempio di come non basti essere un brillante inventore per poi riuscire anche a realizzare innovazioni capaci di lasciare il segno nella società e di portare vantaggio a chi le ha concepite.